Macbeth di Giuseppe Verdi al Pietro Aretino

bicchieraiaMercoledì 17 aprile alle 21 al Teatro Pietro Aretino di via della Bicchieraia, per la stagione Arezzo all’Opera proiezioni in Hd dal circuito Microcinema, in differita dal Macerata Opera Festival, ci sarà la proiezione di Macbeth di Giuseppe Verdi. L’opera, per la regia Pierluigi Pizzi e diretta da Daniela Calegari, vedrà in scena Giuseppe Altomare, Olha Zhurabel e Pavel Kudinov. Nebbie e sangue. Se si dovesse riassumere un capolavoro in due parole, queste basterebbero a cogliere l’essenza del magnifico Macbeth verdiano che ha inaugurato il Macerata Opera Festival. L’arte di Pier Luigi Pizzi – ineguagliabile maestro dell’essenzialità, sublimata alla massima efficacia teatrale – ha infatti saputo ridurre la tragedia shakespeariana soprattutto a due elementi: il corrusco velo di nebbia che avvolge la scena per tutto lo spettacolo, disegnando nell’aria arabeschi di fumo continuamente mutevoli, e il sangue di cui si macchiano i due protagonisti, evocato da sapienti dettagli di vivido rosso sul fondo completamente nero: le mani guantate della Lady, il trono purpureo simbolo del potere assassino, l’apparizione-choc del cadavere del re, grondante su un enorme sudario che attraversa terribile tutta la scena. Ingresso 12 euro.

Torna Arezzo all’Opera con la proiezione de La Traviata

Prosegue la fortunata rassegna Arezzo all’Opera. Mercoledì 6 giugno alle 21 al Teatro Pietro Aretino di Arezzo, in differita dal Teatro La Fenice di Venezia, proiezione in Hd di La Traviata di Giuseppe Verdi. Regia Robert Carsen – direzione Myung-whun Chung – con Patrizia Ciofi.

Regia e allestimento di Carsen sono ormai un classico a Venezia, deliberatamente e a tratti un po’ sopra le righe, ma sempre con gran gusto, si concentra sull’isolamento assoluto di Violetta (Patrizia Ciofi), sulla sua devastante solitudine: le banconote onnipresenti, la Tv che ormai non trasmette più nulla. In una casa dismessa, Alfredo al pianoforte durante il brindisi o a scattare foto a Violetta prima di scoprire la sua lettera, l’effimero delle zingarelle da night-club e dei pistoleri da spogliarello, l’immenso sfondo arboreo autunnale del secondo atto senza alcun mobilio. La Traviata vuole diventare un vero classico veneziano.